Tra le numerose misure assunte dall’Esecutivo e poi convertite in Legge dal Parlamento sin dall’insorgere della contingenza pandemica figura anche quella rivolta alle Amministrazioni e ai Concessionari tesa a decretare la sospensione dell’attività esattoriale.
A decorrere dalla pubblicazione dell’art. 68 D.L. n. 18/2020, dunque, nessun cittadino italiano ha più ricevuto cartelle esattoriali e, men che meno, sono stati a lui trasmessi gli ulteriori atti della procedura di riscossione, di guisa che sono state paralizzate anche le azioni esecutive esperite o da incardinare verso i contribuenti inadempienti.
Tale status quo prosegue anche alla attualità posto che è di dominio pubblico che la sospensione esattoriale, già più volte temporalmente differita nel suo termine di scadenza, è stata nuovamente prorogata al 28.2.2021 a seguito alla promulgazione del D.L. n. 7/2021.
E’, indi, da domandarsi se quanto disposto circa la sospensione esattoriale al fine di limitare i disagi che il Covid19 ha comportato per la cittadinanza italica risponda a effettive ragioni di utilità per i contribuenti o, se di contro, tali norme, che si susseguono incessantemente da un anno, non possano comportare finanche effetti negativi persino a breve termine.
Orbene, si reputa che nessuno possa sollevare critiche circa la correttezza di quanto disposto per decretazione di urgenza in tema esattoriale non appena il Coronavirus ci ha costretto al tutti a casa nel lungo bimestre del lockdown della scorsa primavera.
Innanzi a una situazione fattuale senza precedenti, la nostra classe dirigente ha ben fatto a imporre che nessun atto della riscossione dei crediti pubblici venisse formato e notificato ai cittadini.
Si è trattato, evidentemente, di una misura dovuta e ineludibile, non potendosi tacere che il disattenderla avrebbe appalesato un assoluto scollamento dell’Esecutivo e del Legislatore dalla realtà e una omissione decisoria del tutto incompatibile con quant’altro, invece, chi ci ha governato ha assunto in decisione in quel periodo storico.
E’ stato, ritengo, corretto anche permettere che la sospensione della riscossione esattoriale, pur anche la cittadinanza fosse stata riammessa a un parziale ritorno alla normalità a decorrere dal mese di Maggio 2020, fosse prorogata sino al successivo Ottobre, ciò avendo permesso alla stragrande maggioranza degli italiani, costretti a sospendere le proprie attività lavorative per due mesi e più, di poter recuperare parte del calo di retribuzione o, soprattutto, di fatturato senza dover sottostare alla spada di Damocle dei pagamenti da riconoscere allo Stato o agli altri Enti pubblici.
A partire da Ottobre 2020, però, bisognerebbe riconoscere che le continue e successive proroghe della sospensione della attività esattoriale, più che assecondare le esigenze dei cittadini, hanno manifestato una evidente incapacità della politica italiana ad affrontare la questione della riscossione pubblica, rinviando di volta in volta la soluzione di tale problematica, pur senza addivenire ad alcunché.
Appare essere un dato assodato che l’apparato pubblico non potrà giammai rinunciare alla esecuzione dei propri crediti, né è pensabile che quanto sino a ora disposto possa essere differito ancora a lungo.
C’è, poi, da considerare che perpetrare la sospensione della riscossione pubblica non si accompagna a un giovamento strutturale per la collettività, posto che il differimento della esazione dei crediti della P.A. non solo rappresenta un rinvio di pagamenti che saranno dovuti, ma anche il persistere di pesi e gravami che alla lunga il cittadino potrebbe preferire eliminare, magari attraverso l’istituto della rateazione.
In sostanza, a che pro imporre che fermi amministrativi, ipoteche e pignoramenti restino pendenti e non proseguibili?
Nascondersi dietro al mantra del rinvio sine die delle cartelle esattoriali serve a poco o nulla alla attualità e ogni giorno in più che passa rischia di tramutarsi in un pericoloso boomerang e in un prossimo incessante bombardamento di atti che sono nel cassetto da ormai un anno e che – al pronti, partenza, via – cadranno a grappoli sui contribuenti.
Continuare a prorogare la operatività della sospensione esattoriale, dunque, equivale a porre il ghiaccio su un ginocchio rotto da mesi, risolvendosi in una inutile panacea di un dolore che, una volta tolto l’effimero placebo, non potrà che acuirsi fino allo svenimento di chi lo patisce.
E’ tempo, dunque, che il Parlamento si appropri della questione, abbandoni il campo della urgenza e legiferi strutturalmente ciò che è dovuto e che dovrà prevedere, una volta che la sospensione esattoriale avrà avuto termine e ipotizzando che tale data non potrà che essere a breve:
– un calendario delle notifiche degli atti fino a ora sospesi che possa attenzionare le capacità reddituali dei destinatari ovvero prevedere che talune voci debitorie vengano privilegiate rispetto ad altre, evitando l’inoltro massivo verso singoli cittadini;
– censire le categorie dei contribuenti più colpite dalla pandemia (si pensi ai lavoratori dello spettacolo) assicurando a esse dei salvacondotti esattoriali;
– la rottamazione dei crediti di infimo valore o effettivamente irrecuperabili perché, soprattutto, prescritti, sì impedendo che si possa procedere a notificare atti che, poi, sarebbero annullati in sede giudiziale, ciò assicurando maggior respiro alla popolazione ed evidenti risparmi delle spese di funzionamento della Giustizia italiana e per le case pubbliche, posto che la perdita di entrate comunque inique, inescutibili o illegittime sarebbe compensata con le evitate corresponsioni degli importi che una P.A. soccombente in giudizio sarebbe chiamata a sostenere a titolo di spese di lite;
– una nuova disciplina della rateizzazione che possa assicurare la possibilità di ricorrere a un numero di ratei almeno pari a 120 e non inibisca al contribuente di poterla nuovamente richiedere ove da essa sia decaduto in precedenza;
– permettere un saldo e stralcio di estrazione privatistica, più che pubblicistica, assicurando al contribuente, nella sola ed esclusiva ipotesi in cui possa istruire documentalmente una evidente difficoltà liquidativa, la possibilità di trattare con la Amministrazione o i Concessionari piani risolutori ampi, anche permettendo la compensazione degli eventuali crediti che il cittadino possa vantare verso la P.A.
E’ necessario, quindi, che lo Stato stringa un patto con la popolazione, evitando demagogici spot inattualizzabili e rappresentando alla cittadinanza che, a fronte della impossibilità di proseguire ancora la sospensione della esazione, essa sarà ripresa con le dovute cautele e senza lasciarsi andare a vessatorie, incessanti e plurime richieste di pagamento dei crediti pubblici.
Avv. Giuseppe Lorè