Capitolo 1.
Roberta è una informatrice scientifica.
Lavora per una Azienda farmaceutica come se fosse una dipendente, ma – magia del nostro sistema lavorativo – è una P. IVA.
Lei è iscritta alla gestione separata dell’INPS, riceve dal suo datore di lavoro una elargizione mensile simile a uno stipendio medio di un onesto operaio italiano, ma tra tasse sui redditi e contributi previdenziali, guadagna di meno di un ordinario dipendente.
A fine Febbraio 2020, in Italia scoppia la pandemia da Covid-19 e il Governo, che il 31.1.2020 ha deliberato, nascondendolo alla Nazione, lo stato di emergenza fino al 31.7.2020, è incapace di fronteggiare quanto in progressivo accadimento e, tra un tentativo e un altro di porre rimedio al propagarsi della infezione, decide, infine, la serrata dei cittadini, a cui viene imposto di restare a casa e da lì di lavorare.
Roberta non può, viste le caratteristiche del suo lavoro, lavorare dalla sua residenza, nè può accedere presso ospedali e studi medici, per evidenti ragioni di tutela della salute e di garanzia del buon funzionamento della struttura sanitaria italica, di certo, in quei giorni, non interessata a perdere tempo nel conoscere nuovi prodotti medici, estranei alla pandemia in atto.
La azienda di Roberta, dunque, la invita a restare a casa e le fa capire che la sua retribuzione, sino a che non si tornerà alla normalità, subirà una contrazione circa il suo quantum.
Sì, la azienda lo può fare perché, nonostante Roberta sia alle sue dipendenze, non possa prestare la sua attività lavorativa verso altri soggetti e riceva un fisso mensile, non è, lo abbiamo detto, una lavoratrice subordinata e non ha le garanzie di legge a tal uopo.
Poco male, si dice, si dedicherà alla sua piccola principessa di tre anni e trova rassicurazioni nel Governo, il cui leader, di professione Avvocato e che al momento del suo insediamento a Palazzo Chigi ha promesso di essere il legale di tutti gli italiani e di difendere i loro diritti, ha iniziato a professare da giorni che “nessun italiano perderà il suo posto di lavoro”.
Sì, va bene, pensa, non Roberta, ma il narratore, ma oltre a promettere ciò (il cui mantenimento è dubbio), caro Capo del Governo, cosa stai pensando per assicurare a chi non è garantito da uno stipendio fisso il 27 di ogni mese, di non sprofondare nella indigenza, visto che la fine della pandemia sarà raggiunta dopo molto tempo?
Questo leader sembra cogliere queste domande e organizza una bellissima conferenza stampa in cui manda in onda slides ben confezionate, tra le quali c’è quella destinata alle P. IVA, che per il mese di Marzo 2020, percepiranno un bonus, che non creerà reddito imponibile, di € 600,00.
Meglio di niente, si dice Roberta.
Però, sì c’è un però, il D.L. n. 18/2020, che viene pubblicato dopo quasi 72 ore dalla conferenza stampa (forse per evitare di verificare velocemente che le parole non corrispondessero ai fatti? Chissà…), al suo articolo 27 prevede che questa elargizione sia limitata fino alla concorrenza massima di spesa di 203,40 milioni di euro.
Roberta si domanda: quindi non è per tutti, ma verrà data solo fino a che non si sfori tale limite di spesa?
La stessa Roberta si risponde… sì!
Il D.L. n. 18/2020 viene pubblicato il 17.3.2020 e solo dopo quattordici giorni, finalmente il Governo dice alle P. IVA che possono accedere a questo bonus (sì, perché come vedremo dopo, ci sono P. IVA e P. IVA in Italia, non tutte sono uguali), che dalla data dell’1.4.2020, la richiesta sarà presentabile attraverso il sito dell’INPS.
In molti si sono già accorti che i soldi non ci sono per tutti, quindi, complice anche qualche intervista rilasciata da dirigenti dell’INPS della serie “beh, se i soldi non ci sono per tutti, vedremo cosa fare in considerazione dell’ordine di arrivo delle istanze”, tutti dalla mezzanotte del primo aprile corrono a collegarsi sul portale dell’Ente che, ovviamente, va in crash velocemente.
Beh sì, era davvero difficile immaginare conseguenze del genere e porre degli accorgimenti a che non accadesse … sì ci rendiamo conto che non potesse essere previsto tale evento ….
Roberta non demorde e la mattina del primo aprile riprova ad accedere.
Ci riesce, esulta, ma poi si rende conto che la sua anagrafica non corrisponde a lei, ma a un tale (nome di fantasia) Mario Verde.
Pensa che sia una pagina di prova, si riconnette e, ovviamente, non è più possibile loggarsi.
Dice…” faccio colazione e poi tento di nuovo”.
La colazione passa, si risiede davanti al pc, riaccede e stavolta invece di essere Roberta, secondo l’INPS è (altro nome di fantasia) Pippo Marrone.
Attenzione, forse il narratore non è stato chiaro … non si tratta di nomi e cognomi posti lì e amen, no, Roberta di queste persone vede ogni loro dato personale e solo perché è una persona dotata di intelletto, non prende nota e cerca di fare il log out, ma tale operazione non è possibile, quindi i dati di Pippo Marrone restano nel pc di Roberta per ore.
Basta, dice l’INPS, chiudo il sito…del tipo “oddio non mi funziona il pc, stacco la spina, spengo e riaccendo”.
Questo è stato capace di fare l’INPS e, quindi, lo Stato … il nulla.
Non è stato capace di approntare una buona misura di sostegno, non è stato capace di creare un metodo di accesso usufruibile da centinaia di migliaia di persone all’unisono, non è stato capace di proteggere la privacy dei cittadini.
Si domanda il narratore …. ma se le P. IVA sono obbligate ad avere una p.e.c., non sarebbe stato più semplice creare un account a ciò destinato e indicare a ogni fruitore della misura di inoltrare una p.e.c. contenente i documenti necessari, da elencare nella home page del portale dell’INPS?
Chissà se il narratore riceverà mai risposta.
Il presidente dell’INPS si affanna a dire “tranquilli tutti, non c’è fretta” e commette un peccato, quello di non dire bugie, perché, sì, è vero, non c’è fretta, ma caro Ill.mo Presidente, te lo ricordi che c’è un limite di spesa massimo e chi primo arriva, meglio alloggia?
Ah…Roberta per ora non ha richiesto ancora il suo bonus, ma nel frattempo sta cercando un numero di un buono psicoterapeuta, perché ha iniziato a soffrire di crisi di identità … non è più certa di essere Roberta e si domanda se sia Mario Verde o Pippo Marrone
Capitolo 2.
Elena è una valida e giovane Avvocatessa.
Come tanti suoi colleghi, presta la sua attività a favore di uno studio legale e cerca di arrotondare curando qualche sua piccola pratica.
Anche per lei la pandemia da Covid-19, significa restare a casa.
Le udienze sono sospese fino a metà Aprile 2020 e i clienti, pure loro, sono a casa e non hanno bisogno di un legale.
Anche Elena, come Roberta, è nella sua abitazione quando il leader maximo del Governo si bea delle sue slides e delle promesse fatte agli italiani.
E’ rasserenata.
Elena non è solo una brava Avvocatessa, ma è anche una futura mamma e si dice “ho un po’ paura di cosa accadrà, ma almeno qualcosa mi entra in tasca”.
Non è così, perché Elena, da brava legale, legge il D.L. n. 18/2020 e scopre che l’art. 27 non è a lei destinato, perché riguarda solo le P. IVA iscritte alla Gestione separata del’INPS e lei, invece, essendo Avvocato, è sotto la gestione di una cassa previdenziale privata, la Cassa Forense.
Per lei, quindi, è stato scritto un altro articolo, il 44, che non parla di importi del bonus elargito e ha un limite di spesa di 300 milioni di euro, che saranno da dividersi tra Avvocati, Commercialisti, Architetti, Ingegneri, Geometri e tutte quelle altre categorie iscritte agli Ordini professionali.
Chi, come Elena, è soggetta a una Cassa privata si permette di chiedere al Governo “scusate, ma perché noi siamo P. IVA diverse dalle altre P. IVA”?
Il Governo ci pensa e dice “sì avete ragione, però 300 milioni non possono coprire tutti”, quindi riunisce le singole Casse previdenziali e trovano la soluzione geniale: il bonus sarà anche per Elena di € 600,00, però Elena ne avrà diritto solo se nel 2018 ha fatturato meno di 35.000,00 € oppure se avrà fatturato da 35.000,00 € a 50.000,00 € e può provare che nel primo trimestre 2020, rispetto al medesimo periodo del 2018, abbia avuto una contrazione dei ricavi pari ad almeno il 33%.
Elena prende velocemente la laurea in matematica, crea un algoritmo e capisce che può rientrare nella misura, ma passano i giorni, il decreto di attuazione dell’art. 44 D.L. n. 18/2020 non viene pubblicato e si arriva al primo aprile, data in cui anche queste particolari P. IVA possono chiedere il loro bonus, che ancora non si sa cosa fare.
La Cassa Forense, messa alle strette, scrive sul suo portale “attenzione, alle 12.00 si può iniziare a fare la richiesta” … quindi Elena si mette la tuta e il casco da pilota, si schiera in griglia e cerca di acciuffare la pole position, perché anche per questi liberi professionisti varrà il principio del “io arrivo per primo, problemi tuoi che arrivi dopo di me”.
Semaforo rosso…durata di cinque secondi, via, è verde, sono le 12.00.
Elena prova e riprova e anche il sito della Cassa Forense va in crash.
Ritenta dopo un po’, riesce a loggarsi, ma attenzione, il portale le comunica che non può richiedere il bonus perché risulta già pensionata, nonostante abbia poco più di 30 anni.
Grandioso e poi si dice che le nuove generazioni la pensione non la percepiranno mai!!
Ah…Elena è ancora davanti al portale della Cassa Forense, ma sta valutando, da brava Avvocatessa, di evitare di insistere nel provare a richiedere il bonus e sta ipotizzando di stampare quanto le appare, farlo valere come dichiarazione confessoria da parte del suo amato Ente previdenziale e richiedere la liquidazione di quanto dovutole come pensione, ivi compresi i ratei pregressi.
Capitolo 3.
Ci sarebbe da scrivere ancora molto, per esempio sulla P. IVA ordinistiche che sono nate nel 2019, quindi non hanno un reddito 2018 confrontabile e che non possono richiedere il bonus di sostentamento, pur essendo, probabilmente, i più colpiti patrimonialmente dalla attuale contingenza.
Oppure ci sarebbe da ragionare su chi, bontà sua, fino a Febbraio 2020, spaccandosi la schiena, ha lavorato bene e fatturato buoni importi, che da Marzo nulla guadagna, che ha spese ingenti da sostenere per la gestione del suo studio e la retribuzione dei propri dipendenti e che, per aver guadagnato bene in passato, secondo il Governo non sarà, a breve, un nuovo povero.
No, lasciamo stare e scriviamo la seguente morale: puoi essere tutto in Italia, ma se ti azzardi ad aprire una P. IVA, dimenticati ogni tipo di tutela della tua attività e concentrati solo su un investimento: diventa un hacker, acquista la banda larga che più larga non si può, connettiti ai portali dei vari Enti previdenziali e arriva prima di tutti gli altri….alla fine di tutta questa fatica, avrai ben 600,00 € non tassabili che ti permetteranno di non fallire e di superare con tranquillità la crisi da pandemia.
Fine … anzi no … sapete che fa il Governo? Io non lo so, però secondo me sta preparando altre slides, che conterranno misure che poi, nel successivo Decreto, spariranno e non saranno approntate correttamente.
Fine, davvero.
P.S.: se sei arrivata o arrivato a leggere sino a qui, hai difficoltà a richiedere il bonus di assistenza, non lo percepirai per la disorganizzazione statale, lo Studio Legale Lorè è a tua disposizione per assisterti in una richiesta di risarcimento verso lo Stato.
Avv. Giuseppe Lorè